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Riapertura parrucchieri nelle Marche, promosso il protocollo

Riapertura parrucchieri nelle Marche
Foto: @Pixabay

Riapertura parrucchieri nelle Marche: confermata a partire dal 18 maggio 2020 (questo se effettivamente Giuseppe Conte in quella data firmerà l’apposito Dpcm e se non ci sarà bisogno di prolungare questa Fase 2). Il protocollo di riapertura è stato testato e la simulazione è stata superata. Ma non solo parrucchieri: anche gli estetisti potranno riaprire. La simulazione si è svolta due giorni fa in due attività diverse di Ancona, scelte proprio per fare la verifica. Anche Luca Ceriscioli, il governatore delle Marche, Manuela Bora, assessore regionale alle attività produttive hanno partecipato al test e Nadia Storti, direttore dell’Asur.

Riapertura parrucchieri nelle Marche: misure di sicurezza

Il primo test si è svolto nel salone Amoa in piazza Pertini. Oltre alle postazioni per il lavaggio, asciugatura e taglio capelli a distanza di sicurezza, l’eservizio ha anche aggiunto delle barriere in plexiglass (Ceriscioli ha spiegato che in questo caso il plexiglass era un’aggiunta in quanto da protocollo non ce ne era bisogno).

Il secondo test si è svolto da Stefania Team in via Cristoforo Colombo: qui lavorano una parrucchiera e un’estetista. In questo caso, oltre alle distanze di sicurezza e al dimezzamento delle postazioni, sono stati testati anche dei percorsi divisi per l’entrata e l’uscita, segnalati sul pavimento.

Luca Ceriscioli ha parlato di “prova superata brillantemente”. Con questo protocollo di sicurezza anti-Coronavirus, quando il decreto governativo verrà firmato, si potrebbe pensare di anticipare la riapertura di queste attività in anticipo già a partire dal 18 maggio. Il governatore ha sottolineato che le attività si sono dotate di dispositivi di sicurezza, cartelloni informativi e strumenti per la sanificazione.

Quest’attenzione deve essere considerata uno standard per la ripartenza: per riaprire bisogna dare sicurezza a clienti e operatori. Le linee guida non sono nate con lo scopo di ostacolare le attività, bensì di fornire le indicazioni corrette. E così è stato: il protocollo è frutto del lavoro della Regione insieme alle associazioni di categorie e al comparto sanitario.

Adesso bisognerà vedere quali decisioni prenderanno Conte e il Governo.