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Lisippo, la statua dell’Atleta di Fano

Lisippo. l'Atleta di Fano
Foto: Attributed to Lysippos [Public domain]

E’ forse finita una delle diatribe artistiche internazionali più travagliate degli ultimi anni? E’ ancora presto per dirlo, ma pare che siamo sulla buona strada. La Statua dell’Atleta Vittorioso di Lisippo potrebbe tornare in Italia. La Cassazione potrebbe aver messo l’ultima parola su una disputa intercontinentale, tutta concentrata sul “Lisippo della discordia”. Non conoscete la storia del Lisippo, la Statua dell’Atleta di Fano? Eccola.

Storia e origine della Statua dell’Atleta di Lisippo

La statua dell'Atleta di Fano di Lisippo
Foto: Attributed to Lysippos [Public domain]
La statua incriminata è nota con diversi nomi: l’Atleta di Fano, l’Atleta Vittorioso, l’Atleta che si incorona o, più semplicemente, il Lisippo di Fano. Negli Stati Uniti, invece, è conosciuta come Victorious Youth (Giovane Vittorioso) o Getty Bronze. Si tratta di una celebre scultura di bronzo, realizzata fra il IV e II secolo a.C. Sulla base dello stile, è sempre stata attribuita allo scultore greco Lisippo (o al massimo a un suo allievo).

La statua è alta 151.5 cm, larga 70 cm e profonda 28 cm. Il giovane viene rappresentato sotto forma di nudità eroica. La statua non ha i piedi dalle caviglie in giù, non si sa se si sia rotta durante il recupero in mare o se la rottura sia più antica. Anche gli occhi mancano, ma probabilmente erano stati realizzati in pasta vitrea o pietra colorata.

La particolare posizione delle braccia e del tronco fanno pensare che l’Atleta avesse appena compiuto il gesto di incoronarsi con la corona del vincitore. Si pensa che la statua sia stata realizzata da Lisippo o dalla sua scuola per via dell’impostazione antitetica delle due metà del corpo, tipica delle opere di Lisippo. Diversi critici e storici dell’arte hanno ipotizzato che la statua facesse parte di un più ampio gruppo di statue.

La statua è stata realizzata in bronzo, con la tecnica della fusione a cera persa.

Il ritrovamento del Lisippo di Fano

Nel 1964 la statua venne recuperata da un peschereccio di Fano al largo di Pedaso. La statua si era incastrata nelle reti dei pescatori. Lo strattone dato alla rete per recuperarla si pensa che possa aver rotto i piedi, ma la questione non è ancora stata chiarita.

La statua venne prima nascosta nel sottoscala della proprietaria della barca, poi venne occultata in un campo di cavoli, per paura che la Guardia di Finanza la trovasse. Tuttavia la notizia del ritrovamento venne a galla e arrivò alle orecchie di Pietro Barbetti, un industriale di Gubbio. Pietro e Fabio Barbetti nascosero la statua nella canonica di don Giovanni Nargni.

Questo almeno fino a quando la perpetua del parroco non denunciò anonimamente il fatto ai Carabinieri. Si pervenne così a un processo con l’accusa di acquisto e occultamento di un’antica opera d’arte ai danni dello Stato. Vennero accusati Pietro, Fabio e Giacomo Barbetti insieme al prete Giovanni Nargni. In primo grado vennero assolti per mancanza di prove, in Corte di Appello i Barbetti vennero condannati a 4 mesi di carcere e don Nargni a 2 mesi. Poi la Cassazione, tramite il giudizio della Corte d’Appello, li assolse tutti.

Intanto la statua era stata venduta a un antiquario di Milano, rimasto ignoto. Secondo un’altra versione, venne esportata in Brasile. Comunque sia, nel 1971 la statua venne acquistata da Heinz Herzer, commerciante tedesco. Fu lui a provvedere ai primi restauri e analisi. Nel 1974, grazie all’esame del radiocarbonio, venne attribuita a Lisippo.

Nel 1977, dopo aver rischiato di finire sul mercato nero, il Getty Museum la acquistò per quasi 4 milioni di dollari, vincendo la gara contro il Metropolitan Museum of Art. E ancora oggi la statua è esposta presso la Getty Villa di Malibù, in California.

Il Lisippo tornerà in Italia?

Ma la storia del Lisippo di Fano non è tutta qui. Nel 2009 e nel 2013, la magistratura di Pesaro, su richiesta della Procura, aveva chiesto la confisca del Lisippo di Fano in quanto bene inalienabile dello Stato. Tuttavia, entrambe le volte, il museo americano aveva ottenuto l’annullamento della sentenza a causa di vizi procedurali.

Ma la magistratura non si è certo fermata e ha continuato questa battaglia legale. Fino ad oggi, quando la Cassazione potrebbe finalmente aver portato a conclusione questa vicenda. La Suprema Corte, infatti, ha respinto in toto il ricorso presentato dai legali del Museo Getty per la restituzione della statua. L’istanza si opponeva alla decisione del gip di Pesaro di confiscare il bronzo.

Silvia Cecchi, pm di Pesaro, ha così riferito all’Ansa: “Il Lisippo deve ritornare in Italia, è l’ultima parola della giustizia italiana”. Grazie alla decisione della Cassazione, la confisca diventa immediatamente esecutiva, “ovunque essa si trovi”, così come stabilito dal gip pesarese Giacomo Gasparini a giugno.

Il pm Cecchi ha poi continuato: “Abbiamo buone speranze, stiamo preparando la rogatoria internazionale”.

Via | Repubblica

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