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Dal ciauscolo al Varnelli, così ripartono i Sibillini: il reportage

Chiara Russo Agriturismo Amargi Smerillo



Abbiamo scelto queste storie per presentarvi il nuovo Marche Weekend: è il quinto sito del network Italia Weekend nato dalla lieta esperienza di Milano Weekend, protagonista dell’informazione sugli eventi e il tempo libero. Cosa troverete qui? Eventi per bambini e famiglie, spettacoli di cinema e teatro, consigli per gite e fuori porta, ma anche informazioni di servizio su trasporti e servizi pubblici per vivere al meglio questa regione, da gennaio a dicembre. Seguiteci!

C’è chi a 30 anni sfida un altipiano isolato nella sua yurta, chi fa il ciauscolo (il salame spalmabile, tra le meraviglie di questa terra) dal 1971, oppure chi coltiva lavanda e rosmarino sulle pendici di una collina e chi distilla il mistrà (liquore all’anice che può creare dipendenza, come lo zammù siciliano) da una vita, mentre prepara la cena per gli ospiti della locanda.

Marco, Fabrizio, Federico, Chiara, Mirella: i protagonisti di questo territorio hanno età diverse, ma una cosa in comune, la voglia di ripartire tra mille difficoltà (spesso burocratiche, legate ai tempi dei sopralluoghi post sisma) dopo le scosse di terremoto tra l’agosto 2016 e il gennaio 2017, che hanno messo in seria difficoltà il turismo intorno al Parco nazionale dei Monti Sibillini.

Una zona – ricca di natura e cultura – che merita di essere raccontata con storie e immagini di prima mano, grazie a #ripartidaisibillinipress il tour  dell’economia e gastronomia locale creato dai giornalisti e blogger Luca Tombesi, Marco Tonelli, Martina Nasso e Andrea Braconi.

Partenza da Amandola (Fermo) uno dei Comuni della zona più colpiti dal sisma, sede di un Museo del Paesaggio da non perdere per chi visita la zona, per capire come sono fatti i Monti Sibillini e la loro flora e fauna.

Piccoli e coraggiosi: dalla yurta al ciauscolo

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La yurta della Tenuta Scolastici – Foto Andrea Paternostro

Impossibile non portarvi tra gli ottimi formaggi (tra cui l’ormai celebre Cacio Sopravvissuto) del trentenne Marco Scolastici, diventato in questi luoghi una giovane celebrità dopo aver resistito al sisma e alla neve sotto una bellissima yurta – la tenda dei nomadi asiatici – all’interno della tenuta agricola isolata sull’Appennino, dove non arrivano corrieri refrigerati e produrre ricotta e pecorino ha il sapore (ottimo) di una piccola grande impresa, che matura grazie anche a una grotta umida sotterranea.

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Marco Scolastici e i suoi formaggi – Foto Andrea Paternostro

La stessa passione si ritrova nel ciauscolo che Fabrizio Monterotti produce da quasi mezzo secolo a Sarnano, 40 chilometri e molte strade tortuose più a est, con una promessa: “Solo 10 grammi di nitrato su 100 chili di prodotto”. Vengono su fino a 600 chili la settimana, tra cui alcune IGP del territorio. Il suo “caveau dei salami” è uno spettacolo per chi visita il punto vendita con annesso laboratorio, nel quale si scende dopo aver attraversato un’intrigante saletta con camino e centinaia di prodotti appesi. I suini sono allevati in tre province marchigiane: Ascoli, Fermo e Macerata.

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Fabrizio Monterotti nel “caveau” del ciauscolo – Foto Andrea Paternostro

Di sicuro interesse per chi ama le erbe officinali è invece l’agriturismo Amargi a Smerillo (Fermo) da cui la foto cover di questo articolo, con la giovanissima Chiara Russo e il suo campo di lavanda e piante aromatiche (sopo, elicriso, rosmarino, timo e salvia) ma anche un’attenta produzione di frutti bio e apicoltura, nonché la mela rosa dei Sibillinipresidio slow-food di cui troverete un frutteto nell’altra tenuta suggestiva nei dintorni, ovvero il bioagriturismo La Conca, guidato con stile dalla signora Mirela. Da entrambi – notevoli punti di riferimento per mangiar bene nella zona – è possibile ammirare un panorama davvero incantevole sui Sibillini, fonte di relax e di risvegli con i galli che vi zampetteranno intorno.

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La vista dal patio del bioagriturismo La Conca di Smerillo

Nella distillazione artigianale del mistrà – il liquore all’anice locale, reso celebre dalla Varnelli (qui sotto la visita all’azienda) ci addentriamo invece con Francesco Molinari dell’agriturismo Santa Lucia dei Sibillini, il suo curioso alambicco di rame e le storie su Montefortino e i suoi tanti emigrati in cerca di fortuna negli Stati Uniti di inizio Novecento. “In passato a Forci (frazione del paese, ndr) c’erano decine di botteghe del rame e ognuna aveva fino a 300 oggetti diversi” ci ha raccontato Francesco.

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Francesco Molinari e l’alambicco per il mistrà – Foto Andrea Paternostro

Già premiata per lo yogurt più buono d’Italia, la fattoria Angolo di Paradiso (Amandola) guidata da Roberto Filippo Di Mulo è un sorprendente concentrato di tecnologia, che predica il ritorno al latte crudo in una stalla computerizzata e gestita senza fretta, con spazzole antistress azionate dagli stessi animali. Tra i benefici principali c’è l’analisi in tempo reale del latte e la possibilità di individuare quindi le cariche batteriche con sistemi di notifica immediata.

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Roberto Di Mulo – foto Andrea Paternostro

Grandi aziende locali: Pasta di Camerino e Varnelli

Se l’Italia è fatta per il 98% da piccole aziende, spesso familiari, significa che i “grandi” sono spesso da cercare con il lanternino. Nel cuore del territorio colpito dal sisma, l’impresa di chi riesce a mandare avanti un’azienda robusta, crendo decine o centinaia di posti di lavoro e l’export dei prodotti tipici marchigiani, è ancor più preziosa.

Federico Maccari, Pasta di Camerino – Foto Andrea Paternostro

Anche in questo caso abbiamo avuto di fronte due generazioni di imprenditori locali, ugualmente appassionati e caparbi. La più giovane è rappresentata da Federico Maccari, a soli 26 anni amministratore delegato di Entroterra Spa, proprietaria del marchio Pasta di Camerino: è il terzo produttore italiano di pasta all’uovo, con 18 milioni di fatturato nel 2017 (+20% sull’anno precedente) e dopo il terremoto ha investito 3 milioni di euro e assunto 20 persone in più, tra cui alcuni sfollati dei dintorni.

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Pasta all’uovo appena fatta – Foto Andrea Paternostro

Dalla fabbrica di Camerino escono circa 500 quintali al giorno. Qual è la differenza rispetto alle produzioni più intensive? “Soprattutto la durata dell’impasto – spiega Maccari – 30 minuti anziché 30 secondi, rende la pasta più masticabile e dona migliore resistenza alla cottura. Inoltre usiamo solo il 20-30% di glutine”. L’85% dell’energia usata nello stabilimento è autoprodotta. Il grano proviene sia dalle Marche che dalla Puglia, anche perché il Sud ha condizioni ideali di sole e vento per l’essiccazione. L’espansione del marchio è stata decisa dopo un’analisi di mercato secondo cui “non c’era sul mercato un prodotto con lavorazione artigianale e buon rapporto qualità prezzo”. C’è anche un’app – tipo Shazam – per avere informazioni sul prodotto, dal pacchetto di pasta allo smartphone.

Il mortaio in foto, usato ancora oggi, è quello storico del bisnonno e il nome stesso dell’azienda Varnelli è diventato sinonimo – soprattutto nella regione – di liquore marchigiano, immancabilmente per “correggere” il caffè. Siamo a Muccia, colpita a metà aprile da una scossa ben avvertita dalla popolazione.

Nata nel 1868, la Distilleria Varnelli è un’istituzione nelle Marche, oggi anche negli Stati Uniti – citata da Forbes per la qualità dei distillati – con l’Amaro Sibilla. Fondata da Girolamo Varnelli da Cupi di Visso, al quale è intitolata la via della fabbrica, oggi è guidata da tre sorelle della quarta generazione: Orietta Maria, Gigliola Simonetta e Mari Donatella, uniche depositarie della ricetta con le dosi esatte per creare i famosi distillati, a partire dagli stessi ingredienti di sempre.

“Ci riprenderemo a colpi di vincisgrassi (lasagne in marchigiano, ndr) ciauscolo e Varnelli” (da Instagram) – foto Andrea Paternostro

Parco Sibillini: ripristino sentieri e geositi

Grazie ai volontari del Club Alpino Italiano Toscana, in questi giorni due sentieri per escursioni sui Sibillini hanno ricevuto la necessaria manutenzione: l’E13 (Castelluccio – Poggio di Croce – Monte Ventosola – Pian Grande) e l’E17 (Foce – Palazzo Borghese – Colle Abieri – Capanna Ghezzi).

A fine giugno, la Protezione Civile si è riunita a Foligno per coordinare – in convenzione tra il Parco e l’ISPRA, Istituto superiore per la ricerca ambientale – gli interventi di ripristino dei versanti e il monitoraggio di frane e sorgenti, nonché individuare dei geositi in cui i segni del sisma diventino luoghi di divulgazione scientifica a studenti e turisti.

Nel frattempo, sul versante umbro di Castelluccio di Norcia (famoso per la fioritura) anche su pressione delle associazioni ambientaliste – tra cui Legambiente, LIPU e WWF – è stata accolta la richiesta del Parco di evitare il parcheggio delle auto sui prati del Pian Grande.